Lunedì, 03 Maggio 2021 18:19

Perché è così difficile essere “autentici”?

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Se qualcuno dovesse chiedercelo, la maggior parte di noi dichiarerebbe che noi siamo esattamente ciò che sembriamo: ciò che vedi è ciò che sono! Ma è davvero così? E come fai a saperlo? Essere noi stessi è molto più difficile di quanto pensiamo. Soprattutto sul lavoro.

 

Nessun rapporto è possibile tra persone che indossano maschere, per il semplice motivo che ci stiamo relazionando con un'illusione. Eppure, la maggior parte dei rapporti si fonda proprio su questa condizione. Ed è proprio sul luogo di lavoro, o negli affari in generale, che l'opacità regna sovrana. Poiché si pensa che non vi sia un reale bisogno di costruire rapporti forti e profondi, perché darsi la pena di essere "veri" e rischiare di diventare vulnerabili? 

Ancora oggi, in molti casi si parte dal presupposto che l’autenticità in azienda sia un lusso superfluo, così come costruire un forte rapporto tra colleghi di lavoro: rispettare il nostro ruolo e fare il nostro lavoro come si deve è tutto ciò che ci viene richiesto e, paradossalmente, l’autenticità potrebbe perfino essere d’inciampo. Inoltre, si ritiene che essere se stessi potrebbe renderci più vulnerabili, andando ad indebolire la squadra nel suo insieme. 

Intanto va chiarita una cosa e cioè... cosa significa essere "se stessi"? Senza perderci in elucubrazioni intellettuali, alla fine, è una questione di desiderio: cosa vogliamo per noi stessi dal nostro lavoro? Come intendiamo e vogliamo contribuire al benessere dell'azienda e delle persone che ne sono coinvolte? In che modo il nostro lavoro ci chiede di usare i nostri talenti, le nostre risorse, le nostre capacità per aiutarci a performare al meglio? In che modo il nostro lavoro ci dà uno scopo ed una direzione che abbiano un senso per noi? Come ci aiuta a crescere? 

Se ti senti libero di operare in funzione delle risposte che dai a queste domande, allora sei in linea con la tua natura. In caso contrario, vuol dire che ci sono tre ostacoli importanti alla tua piena espressione.

Il primo ostacolo riguarda le aspettative esterne. Questo fattore esercita un'enorme pressione sulle persone, dacché vengono istruite ad eseguire un incarico che è loro affidato e niente più. I collaboratori non si vedono come risorse che, se ben guidate e gestite, possono produrre fatti e risultati straordinari, bensì come strumenti ad uso e consumo del leader/manager. 

Ruoli ed incarichi sono un'invenzione "meccanicistica" che alla fine svilisce la collaborazione. Un martello è un martello e mi aspetto che faccia il martello e nient'altro: questo funziona. Un individuo, però, è molto più complesso e all'interno di un contesto sistemico non può essere visto e trattato come un asset immutabile. Questo è ciò che succede, però, ed è piuttosto doloroso per chiunque deludere gli altri sulle aspettative che hanno su di noi. Il che ci porta al secondo ostacolo, che è la

Visione interna. Per aderire alle aspettative che gli altri hanno su di noi, tendiamo ad adeguarci al ruolo che ci viene affibbiato. Interpretiamo molti ruoli nella vita; il marito/moglie, il genitore/figlio, il cittadino rispettoso e così via. Immaginati in una situazione di compravendita: vedrai l'enorme differenza tra quando sei tu a vendere qualcosa rispetto a quando compri.

Ci adeguiamo alle convinzioni e ai valori ai quali scegliamo di aderire e non possiamo eludere questo processo. Diventa però un problema quando formiamo una visione di noi stessi che si conforma al ruolo che abbiamo creato ed è così che costruiamo le sbarre della prigione.

Il terzo ostacolo è l'opportunismo. Miriamo tutti ad uno di due risultati: evitare dolore e ricercare piacere. Le conseguenze di questo sono piuttosto evidenti e cercheremo sempre di indossare la maschera più adeguata per una determinata situazione, in modo tale da produrre per noi il minor numero di problemi e i più alti benefici. 

Questo meccanismo interno è così sottile ed istintivo che non siamo neppure in grado di rilevarlo. Quindi, sebbene ci piaccia credere di essere autentici, il nostro comportamento è del tutto opportunistico. Se fossimo veramente autentici, il nostro comportamento sarebbe sempre lo stesso, a prescindere da contesti e situazioni.

Hai notato che siamo noi, e non gli altri, a creare gli ostacoli per noi stessi? La pressione psicologica in certi ambienti può essere molto forte, ma alla fine siamo noi a caderci più o meno volontariamente. Imparare ad essere autentici è un processo che dura un'intera vita e, paradossalmente, questi ostacoli sono esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per impegnarci seriamente ad esso. Ecco come.

Diventare consapevoli dei ruoli che adottiamo - Se non decidessimo di indossare maschere non potremmo mai diventare consapevoli dei ruoli che interpretiamo nelle nostre vite. Se noti delle incoerenze comportamentali nei diversi ambiti della tua vita (es. al lavoro sei in un modo e a casa in un altro), è molto probabile che stai indossando maschere in funzione di ciò che ti conviene. Questo è normale, non è niente di cui sentirsi in colpa e diventarne consapevole ti dà l'opportunità di correggerti.

Accettare e superare la vergogna - Il sentimento di vergogna viene fuori quando violiamo i nostri stessi valori. Essere autentici (onestà, trasparenza, ecc.) è un valore che la maggior parte delle persone condivide e, pertanto, provare vergogna perché abbiamo tradito noi stessi è un buon segno! Ci motiva a non perseverare in un determinato comportamento… purché non ci lasciamo sopraffare dalla vergogna! E' inutile strapparci i capelli: appena una briciola di vergogna è tutto ciò che serve.

Fidarsi della pancia - In qualsiasi situazione, sappiamo sempre cosa dovremmo fare, poiché siamo tutti creature etiche. È quando ci rifiutiamo di dare ascolto alla vocina che viene dalla pancia e lasciamo che siano gli istinti a sopraffarci per motivi egoistici che diventiamo falsi. Imparare a dare ascolto alla vocina e fidarci di essa promuove una straordinaria crescita personale.

Diventare autentici è un processo molto lungo e di certo il più ostico. Per giunta, le aziende difficilmente lo appoggiano a causa delle false convinzioni a cui accennavo prima. Si ritiene che il conformismo e l'adozione dei ruoli rendano l'azienda più controllabile: ne dubito, ma è certo che blocchino creatività e flessibilità, rendendo tali aziende paradossalmente più vulnerabili, sia dentro che fuori. 

La trasparenza favorisce le relazioni più vere e rafforza le squadre, rendendo più facile risolvere i problemi ed affrontare le sfide del mercato. Per "default", nessuno di noi è veramente autentico, poiché siamo incapaci di vedere i benefici nell'essere tali nel breve termine. Le cose, però, stanno cambiando e molto velocemente e questo autorizza ad un cauto ottimismo.

Alla fine, tutto si riduce ad una semplice domanda: “sei tu il tipo di persona con la quale vorresti lavorare e di cui avresti totale fiducia?” 

Non avere fretta a rispondere.

Alessandro Carli

Autore e Speaker, Esperto in Dinamiche dei Sistemi

https://www.alessandrocarli.it

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