Lunedì, 15 Marzo 2021 17:55

Perché non puoi non crescere

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Ognuno di noi ha uno scopo per essere al mondo, ma ci sono due scopi che tutti noi condividiamo e che non possiamo eludere: il primo è Contribuire e il secondo è Crescere.

Questo articolo si focalizza sul Crescere, sul perché è così importante e, soprattutto, perché non possiamo evitarlo se non a carissimo prezzo.

 

Ogni attività umana è finalizzata alla crescita. Tutto ciò che facciamo cela questa comune “missione”, coinvolgendoci in percorsi, obiettivi, sfide, avventure, progetti che hanno l’apparente scopo di avvicinarci a qualcosa a cui teniamo, ma che in realtà sono finalizzate ad elevare gli standard qualitativi della nostra esistenza. Solitamente, non è a questo che miriamo. Noi miriamo ad avere di più, ma per riuscirci dobbiamo mettere in campo risorse ed affrontare sfide attraverso le quali ci rafforziamo come individui.

Se di primo acchito questo può apparire come un discorso filosofico, vediamo di calarlo in un contesto più concreto, come quello lavorativo. Se mi leggi è probabile che tu sia un imprenditore, un manager o un professionista; allora, cerca di vedere oltre il prodotto o il servizio che offri e prova a capire cosa vuole veramente un cliente da te. Ci sono due possibilità: o vuole risolvere un problema o desidera spingersi oltre il suo status quo e vede nel tuo prodotto/servizio il mezzo attraverso il quale raggiungere uno o l’altro di questi due obiettivi.

Un’impresa, che almeno fino ad oggi è ancora guidata da esseri umani, persegue esattamente la stessa finalità degli individui che vi operano: crescere… e nel processo far crescere le persone che vi lavorano. Il problema è che si è così focalizzati sui risultati da realizzare che si tiene in poco o nessun conto il processo. Tuttavia, se vogliamo veder crescere l’azienda, occorre lavorare su entrambi i fronti, che possiamo banalmente semplificare in ciò che si vuole avere e ciò che si vuole essere.

Proprio perché la crescita si muove su due fronti, essa non è affatto un percorso lineare. Non mi è mai capitato, però, di vedere un solo grafico che mostrasse un qualsivoglia trend di crescita (soprattutto del fatturato, ma anche di organico, di nuovi mercati, di investimenti, ecc.) che non fosse lineare, a prescindere dalla tipologia. Tutti, indistintamente, si limitano a rappresentare un avanzamento, ovvero arretramento, nel tempo della quantità realizzata di qualsiasi cosa si stia misurando. Niente dicono, invece, dell’avanzamento qualitativo dell’attività con riferimento alle risorse umane e/o non.

In realtà, qualora eventuali scarsi risultati siano imputabili a limitazioni strutturali o tecnologiche, abbastanza agevolmente si riconosce in quello il “tarlo” che rallenta la crescita e altrettanto facilmente si interviene; ma se il problema è riconducibile a limitazioni che si palesano a livello di cultura aziendale, di abilità sociali, di atteggiamento mentale, di competenze emotive, ecc., cioè quegli aspetti che alla fine determinano la qualità del processo e che di conseguenza ricadono poi sui risultati che si ottengono, le misure intraprese si limitano solitamente a qualche palliativo.

Il fatto è che senza una crescita evolutiva (qualitativa, di processo), ad un certo punto si ferma anche la crescita espansiva (quantitativa, legata ai risultati)… e viceversa. Le due cose devono viaggiare in parallelo per rafforzarsi a vicenda, l’avere (espansione) e l’essere (evoluzione) sono intrinsecamente legati fra loro e occorre intervenire saggiamente su entrambe.

I seguenti grafici illustrano questo processo.

 

 

Nel grafico a sinistra puoi vedere una crescita per espansione, che è quella più semplice e anche più comune. La sua caratteristica è che si focalizza sull’ottenere di più di ciò che già si HA: più fatturato, più macchinari, più visibilità, più competitività, più prodotti, ecc. La finalità è quella di “puntellare”l’azienda per renderla più solida, più stabile e più appetibile per il mercato. Non è solo opportuno, ma è una necessità… che viene però paradossalmente limitata e penalizzata proprio dalla tendenza a focalizzarsi eccessivamente su questa crescita senza considerare il contesto in cui ciò avviene.

Così come non si può inserire il motore di un bolide da corsa in un’utilitaria perché la struttura di quest’ultima non è in grado di sostenere tanta potenza, allo stesso modo un’azienda non può sostenere una crescita espansiva continua senza prima creare i presupposti per cui ciò possa avvenire: ad un certo punto la crescita si arresta o frena considerevolmente in attesa di un cambiamento. Limitarsi ad un rafforzamento strutturale è del tutto insufficiente perché, riprendendo la metafora dell’auto, non puoi nemmeno mettere un pivellino dietro il volante del suddetto bolide.

Da un punto di vista aziendale, il “pilota” corrisponde all’insieme delle risorse umane che vi operano, non soltanto i titolari o i dirigenti, che comunque hanno la responsabilità di guidare il cambiamento. Ed è a questo livello che si gioca tutto. Il “campionato” in cui militano oggi le aziende è cosa molto diversa rispetto ad anche solo dieci anni fa e a questa velocità fra cinque anni, cioè domani, sarà nuovamente un altro mondo, dove l’aspetto tecnico, quello a cui si sono limitate la stragrande maggioranza delle imprese finora, dovrà forzatamente integrarsi con una maggiore crescita ad un altro livello, anche e soprattutto personale (quindi emotiva) degli addetti.

È altrettanto vero che, come mostra il grafico a destra, non funziona nemmeno l’evoluzione senza espansione. Qualsiasi processo (tendente all’evoluzione) deve poggiare su dei risultati (tendenti all’espansione), altrimenti si blocca: sarebbe come usare un campione mondiale di F1 per tagliare l’erba del giardino con un tosaerba che monta un motore da bolide. La crescita c’è, ma è fine a se stessa e conseguentemente improduttiva.

È necessario uscire da questa visione monodimensionale della crescita aziendale ed accedere ad una visione bidimensionale, come mostra il seguente grafico. Quella che viene chiamata Intelligenza Sistemica ha proprio lo scopo di agevolare questo “sacro” connubio tra Espansione ed Evoluzione in modo armonico al fine di produrre i migliori frutti e consentire all’azienda di competere in modo efficace in questo mercato estremamente fluido e difficile da interpretare… coi vecchi strumenti, almeno.

 

Alessandro Carli

Autore e Speaker, Esperto in Dinamiche dei Sistemi

https://www.alessandrocarli.it

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