Lunedì, 17 Maggio 2021 17:44

La leadership "improvvisata"

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Si discute spesso sulla domanda se la leadership possa essere o meno insegnata. Come spesso capita in questi casi, si sono formate due correnti di pensiero opposte. Come spesso accade, però, la realtà è un pelino più complessa di così.

 

Assumere posizioni bianco-o-nero su una questione è un atteggiamento meccanicistico comune. La realtà non è mai così “tranchante”, specialmente per quanto riguarda la leadership.

A mio avviso, la leadership non è qualcosa con cui si nasce o che possa essere imparata, ma piuttosto qualcosa che accompagna la nostra crescita. Naturalmente, è possibile trasferire qualche modello e qualche atteggiamento basilare di leadership, ma poi devi confrontarti di tanto in tanto con l'innegabile senso dell'umorismo della vita.

Nessun programma o scuola di formazione o coaching può prepararti per ciò che la vita ha in serbo per te. E se hai forti tratti caratteriali, come il focus o la determinazione, essi possono aiutarti a gestire un qualche evento inaspettato che si presenta nella tua vita e nei tuoi affari, ma spesso ti lascerà confuso e senza la minima idea sulla migliore strategia da adottare in quella situazione.

Ed è qui che entra in ballo la vera leadership. Conosco decine di diversi modelli di leadership, ma credo che esista un solo vero stile di leadership ed è la Leadership… Improvvisata, dove prendi qualunque cosa che hai imparato e tutte le tue risorse interiori per affrontare avvenimenti impossibili da prevedere... ed è così che cresciamo. Fortunatamente, non ci sono poi tanti accadimenti di questo tipo nelle nostre vite, forse 2 o 3, ma sono quelli che ci formano.

I soli riferimenti che un leader può aspettarsi di avere per capire come gestire accadimenti imprevisti sono le leggi della Natura, che chiamiamo anche principi. E' tutto ciò che abbiamo, ma basta e avanza. Voglio condividere con te un paio di esempi di Leadership Improvvisata: uno si riferisce al passato, mentre l'altro al... futuro!

L'esempio preso dal passato riguarda Gesù Cristo, notoriamente cresciuto in un ambiente giudaico che aderiva a strettissimi codici e leggi religiosi. Il problema non è l'Ebraismo, evidentemente, ma il modo in cui le persone tendono ad ingabbiarsi in interpretazioni distorte delle leggi divine e lo stesso Cristianesimo non fa eccezione. Ebbene, Gesù era stato accusato di aver mangiato del pane consacrato (riservato ai soli preti), di sabato, e di averne perfino dato a chi era con lui. A tali accuse, egli rispose che "il sabato è stato fatto per l'uomo, e non l'uomo per il sabato" (Marco 2,26-27)

Apparentemente, nessuno prima di lui si era azzardato a ribaltare uno dei concetti più sacri dell'Ebraismo, cioè lo Shabbat (il sabato), ed erano previste serie conseguenze per coloro che osavano violarlo. Eppure, questo è esattamente ciò che ha fatto Gesù. E' forse perché era un ebreo poco osservante? Niente affatto. In effetti, il Vangelo lo presenta come un ebreo molto zelante nel rispetto dei precetti ebraici, ma metteva l'Uomo prima della Legge. Secondo lui, è la legge a dover servire l'uomo e non il contrario. Ed è così, il più delle volte, ma se una legge entrava in conflitto coi migliori interessi dell'uomo, Gesù avrebbe scelto l'uomo senza la minima esitazione.

Non intendo discutere qui su chi avesse ragione, se i sacerdoti che cercavano di difendere la legge o Gesù che le dava un nuovo significato: lascio volentieri la questione all'analisi dei teologi. Il modo in cui Gesù ha reagito alle accuse di contravvenire alla legge è ciò su cui intendo focalizzarmi. La tradizione ebraica aveva tirato una linea e Gesù ha cancellato quella linea per tirarne una nuova. Ma da dove arriva tutto questo? Chi gli ha detto di fare ciò che ha fatto o che lo potesse perfino fare? Non aveva nulla a cui riferirsi a parte il fatto che sapeva che se il lavoro dei sacerdoti era quello di servire la legge, la sua missione era invece quella di servire l'uomo. Così ha… improvvisato. 

Ma è davvero ciò che ha fatto?

E ora al futuro. Nel prequel di "Star Trek", di J.J. Abrams, al giovane Capitano Kirk, come anche a molti altri comandanti di astronavi della Federazione, viene chiesto di sottoporsi ad un test (il famoso/famigerato test "Kobayashi-Maru") per accertare la sua capacità di gestire una situazione disperata. Nessuno era mai riuscito a superare quel test ed era altamente probabile che non ci riuscisse nemmeno il Capitano Kirk. Ma lo ha fatto. Come? Ha imbrogliato! Aveva trovato il modo di alterare il software di simulazione e così è passato. Naturalmente, ha subito un processo per questo e la sua linea di difesa era che non poteva accettare il fatto di dover affrontare una situazione senza via di scampo: c'è SEMPRE una via d'uscita!

L'ancora non tanto buon amico vulcaniano, Spock, cerca di spiegargli che lo scopo del test era quello di mettere i futuri comandanti in una situazione dove si sarebbero dovuti preparare all'eventualità della sconfitta, senza alcuna possibilità di fuggirle. Ancora una volta, il Capitano Kirk non può ammettere una tale inaccettabile ipotesi. Nuovamente, qualcuno ha tirato una linea e qualcun altro ha deciso di spazzarla via e tirare la propria. Diversa era storica, diversa ambientazione, diversa circostanza, ma la stessa situazione: trovarsi a dover spingere oltre gli standard di pensiero generalmente accettati.

La Leadership Improvvisata non è in alcun modo la proposizione dell'ennesimo modello di leadership. L'ho inventata di sana pianta appositamente per questo articolo e, semmai, va oltre qualsiasi modello. Ha più a che fare con un atteggiamento che mira a stabilire nuovi schemi di pensiero. Ora, questo non può essere insegnato e non ha nemmeno a che vedere coi nostri geni. Ma non lasciarti ingannare dal termine "improvvisazione", che viene solitamente associato all'intuito, alla creatività od all'impulsività. Sia Gesù che il Capitano Kirk hanno effettivamente improvvisato, nel senso che hanno dato una loro risposta estemporanea che sembrava non avere alcun legame con qualsiasi cosa vista, sentita o perfino contemplata prima.

Solo in apparenza, però. In effetti, la loro risposta era tutto fuorché improvvisata, poiché si riferivano entrambe a principi eterni. Per Gesù era il primato dell'Uomo su qualsiasi altra cosa; per il Capitano Kirk è stato l'indomito spirito dell'Uomo che si rifiuta di soccombere alle avversità, spingendo sempre oltre. Da dove arrivano questi principi? Ci sono sempre stati e questi due uomini hanno semplicemente ricordato a noi gente "ordinaria" che siamo e valiamo molto più di quello che ci è stato fatto credere.

E non è questa l'essenza della leadership?

Alessandro Carli

Autore e Speaker, Esperto in Dinamiche dei Sistemi

https://www.alessandrocarli.it
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